Caratteristiche principali

Alcuni anni dopo l’esordio dell’Indagatore dell’Incubo nelle edicole, il valore commerciale raggiunto tra i collezionisti dei primi introvabili numeri, la cui tiratura fu abbastanza contenuta, perché l’editore Sergio Bonelli, nelle sue più rosee e ottimistiche previsioni, non riuscì a ipotizzare un successo di vendite di tali dimensioni, ha portato alla stampa di copie false. Questi albi, molto noti tra i fan di Dylan Dog, tanto da essere arrivati, con il passare del tempo, a una discreta quotazione economica, sono stati messi in circolazione, nei primi anni novanta, da alcuni distributori provinciali compiacenti e si possono ancora trovare, come vere e proprie rarità, nelle frequenti mostre mercato del settore. I numeri ristampati illegalmente, che secondo molte fonti sono i primi trenta, erano, e sono tuttora, riconoscibili soprattutto per la scarsa qualità della carta utilizzata e per una stampa mediocre. Le copie false sono del tutto identiche agli originali ma non hanno, come le prime due ristampe ufficiali della Bonelli, la fascetta sulla copertina, con le scritte: “Ristampa” o “Seconda Ristampa”, e le altre varie altre differenze interne (cambio delle date di pubblicazione, pubblicità di nuovi albi, ecc.) ma il cartoncino delle copertine, cioè la seconda e la terza copertina, è, come già detto, leggermente più giallo rispetto ai numeri originali. Questo difetto che, per alcuni edicolanti disonesti, avrebbe dovuto essere un ulteriore conferma dell’originalità degli albi, in realtà era la prova più evidente della loro contraffazione, perché un albo uscito nelle edicole solo cinque anni prima non avrebbe mai potuto ingiallirsi, in modo tanto evidente, così rapidamente. Al limite questo precoce ingiallimento avrebbe potuto colpire, se conservati in maniera errata, i primi numeri, che furono pubblicati tra la fine del 1986 e l’inizio del 1987, ma non il numero 30, che fu stampato solo nell’aprile del 1989, alcuni mesi prima della comparsa delle copie falsificate. Se con il passare del tempo è però divenuto più difficile percepire dal colore della carta delle copertine l’autenticità dei primi trenta albi, perché, dopo più di vent’anni, anche gli originali meglio conservati sono ingialliti, queste copie hanno altre caratteristiche tecniche che facilitano la loro individuazione. Sul tondino del prezzo originale, ad esempio, solitamente c’è né sovrapposto un altro che riporta l’importo di 2.300 lire, vale a dire il costo aggiornato degli albi dell’Indagatore dell’Incubo all’epoca della distribuzione delle copie “pirata”. Inoltre la grammatura del cartoncino degli albi Bonelli era allora di 200 grammi per metro quadro, mentre quella dei falsi era di 250 grammi per metro quadro, in altre parole, i numeri falsi hanno una copertina molto più spessa e pesante. Anche la carta utilizzata per le pagine interne fornisce un valido aiuto per l’identificazione dei tarocchi, essendo di marca diversa da quella utilizzata dalla casa editrice milanese e molto più leggera, 90/95 grammi la carta Bonelli, 80/85 quella dei falsari. È ipotizzabile quindi che la tipografia che stampò questi albi non riuscì ad approvvigionarsi dalla stessa cartiera da cui si riforniva la casa editrice di via Buonarroti. Infine, la stampa delle pagine interne è meno nitida, soprattutto i fondi neri sono meno marcati, rispetto alle copie autentiche. Probabilmente perché i fotoliti furono fatti utilizzando gli albi originali e ovviamente, quando i contraffattori andarono in fase di stampa, non si riuscirono ad ottenere la stessa qualità di una copia autentica.

  • Fonti:

    • Sezione “1. La serie mensile” della pagina web https://it.wikipedia.org/wiki/Dylan_Dog_(fumetto), del sito: www.wikipedia.it – L'enciclopedia libera;

    • Premessa e prima parte, “Le ristampe “pirata” e come riconoscerle”, della guida: “Come riconoscere Dylan Dog originali, con disegni inediti” – Le Guide del Collezionista; Collana Papiro 3; Alessandro Tesauro Editore; Pasquale Iozzino; Salerno; Gennaio 1992; pagg. 5 e seg.


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