N. 1 - L'alba dei morti viventi - ottobre 1986

N. 1 - L'alba dei morti viventi - ottobre 1986
  • Numero: 1

  • Titolo: L’alba dei morti viventi

  • Collana: Serie Regolare

  • Soggetto e sceneggiatura: Tiziano Sclavi

  • Disegni: Angelo Stano

  • Copertina: Claudio Villa

  • Lettering: Renata Tuis

  • Data di pubblicazione: ottobre 1986

  • Casa editrice: Editoriale Daim Press

  • Periodicità: mensile

  • Formato: cm 16x21

  • Foliazione[1]: 96 pagine + copertina

  • Caratteristiche editoriali: brossurato

  • Tipo di stampa[2]: bianco e nero

  • Esaurito/Disponibile[3]: esaurito

  • Note e curiosità: “Cari amici, l’albo che avete tra le mani è il primo di una nuova e spero lunga serie: a Tex, Zagor, Mister No, Martin Mystère e Mark si affianca dunque un altro eroe, Dylan Dog”. Con queste parole il 26 settembre del 1986, ma con data ufficiale di copertina ottobre 1986, l’editore Sergio Bonelli annunciava l’uscita nelle edicole de “L’alba dei morti viventi”, il primo mitico numero dell’Indagatore dell’Incubo. Una collana a fumetti dichiaratamente horror, ma di un horror moderno del filone dei film di Dario Argento, George Romero, John Carpenter e tanti altri registi del genere, in cui mistero, suspense e orrore erano gli ingredienti fondamentali di questo nuovo personaggio che non a caso si fa chiamare l’Indagatore dell’Incubo. L’ideatore e sceneggiatore delle prime avventure di Dylan Dog è Tiziano Sclavi, scrittore, giornalista e, naturalmente, fumettaro, che prima di creare l’inquilino di Craven Road, sulla base del personaggio di John Silence, l’Investigatore dell’Occulto, dello scrittore inglese Algernon Blackwood, aveva scritto, a quattro mani proprio con Bonelli, molte storie di Zagor e Mister No, e da solo aveva realizzato a “Kerry il trapper”, che era apparso in appendice negli albi del Comandante Mark. Inoltre in precedenza e contemporaneamente, per altre case editrici, aveva inventato personaggi molto noti e scritto decine di libri per bambini, romanzi di fantasia e fantascienza, articoli e racconti per un sacco di giornali e riviste. Sergio Bonelli amava ripetere che questo personaggio era: “Nato nel modo giusto”, e cioè dalle conversazioni a tre, fatte magari bisticciando fino a tarda notte, tra lui, Sclavi (suo grande amico) e Decio Canzio allora direttore generale e “anima” della Casa editrice di Via Buonarroti. La proposta orrorifica di Sclavi di pubblicare una collana interamente dedicata al terrore trovò, infatti, subito entusiasta Sergio Bonelli, perché l’orrore era sempre stato una delle sue tematiche costanti di sceneggiatore, tema da cui spesso aveva attinto per far lottare i suoi eroi, Zagor e Mister No, contro mostri e fantasmi, lupi mannari e vampiri. Una scelta molto coraggiosa fu invece fatta per costituire lo staff di disegnatori, che era composto, a cominciare da Angelo Stano, autore di questo primo numero, in prevalenza da giovani e giovanissimi di grande avvenire, vere e proprie scoperte della casa editrice, ma anche da veterani del fumetto d’autore, come l’argentino Gustavo Trigo, autore dei disegni del secondo numero (“Jack lo Squartatore”, del novembre 1986). Secondo l’intenzione di Bonelli, infatti, ogni avventura dell’Indagatore dell’Incubo dove dare ai lettori l’occasione per conoscere e apprezzare in diverso illustratore, che doveva interpretare a suo modo le atmosfere paurose e gli efferati delitti concepiti dal perfido Sclavi. Come primo copertinista ufficiale fu invece scelto Claudio Villa, un disegnatore che non realizzerà quasi mai una storia del nostro Old Boy, visto l’impegno come autore nello staff di Tex, ma a cui era stato affidato il compito di creare l’immagine grafica del personaggio, su richiesta di Sclavi, prendendo spunto dalle fattezze dell’attore inglese Rupert Everett. Questa prima avventura di Dylan Dog, in cui il nostro eroe si reca a Undead (in inglese letteralmente “non morto”), piccolo villaggio della Scozia nei pressi di Inverness, per indagare sull’inspiegabile morte del biologo John Browning, fu influenzata dal mito horror degli zombi, mito affascinante e a suo modo grandioso come quelli dei vampiri e del mostro di Frankenstein. Un mito ampliamente fruttato da cinema (tanto che non posso non ricordare almeno “I walked with a zombie”, diretto nel 1943, da Jacques Tourneur), e dal cinema, grazie ai film di George Romero, arricchito e ampliato fino a farne una straordinaria metafora sulla condizione umana, sulla violenza e sull’emarginazione dei diversi. In “La notte dei morti viventi” (a cui quest’albo, fin dal titolo, è palesemente ispirato), “Zombi” e nel più recente “Il giorno degli zombi”, che conclude la sua trilogia, Romero, oltre a togliere una “e” agli zombie, ne ha fatto creature patetiche, affamate di carne umana (una novità rispetto al voodoo) ma in fondo indifese, goffe e lente, con uno sguardo i cui si legge, più che l’orrore, la disperazione di vivere e morire. I morti viventi di Dylan Dog, a metà fra tradizione e innovazione, saranno una costante della serie, così come il loro creatore, il sinistro dottor Xabaras, il cui nome è l’anagramma di Abraxas, uno dei nomi del Diavolo. In quest’albo compaiono per la prima volta anche Groucho, amico e assistente di Dylan, e Bloch, ispettore capo di Scotland Yard, che teme costantemente di non andare in pensione, di cui Il nostro Old Boy, era stato in giovinezza uno dei migliori agenti. Groucho, di cui neppure Dylan conosce il vero nome (anche se nell’albo “La fine del mondo”, il secondo crossover che celebrava l’incontro tra Dylan Dog e Martin Mystère, dellottobre 1992, si scopre che il suo vero nome è Julius Zaccaria), è il sosia del comico Groucho Marx, per questa ragione lo stesso Dylan sceglie, dal loro secondo incontro, di chiamarlo proprio Groucho. Sebbene sia spesso trattato male dal nostro eroe, che spessissimo minaccia di licenziarlo, nutre per lui un affetto sconfinato e in fondo lo considera come una sorte di fratello. Invece Bloch, il cui aspetto fisico è una citazione dell’attore di gialli Robert Morley e il cui cognome è un omaggio allo scrittore Robert Bloch, pur essendo un poliziotto navigato, è sensibile alla vista di cadaveri mutilati, ed è costretto ad assumere, ogni volta che deve esaminare una scena del crimine, antiemetici. Quest’albo è però ricco di tante altre “citazioni”, cioè riferimenti, a film o libri dell’orrore e no. Quella delle citazioni è, infatti, una mania di Sclavi, che cerca comunque di farle molto “in sordina”, perché per lui, le citazioni per essere tali non devono “disturbare” il corso della storia, e quindi essere perfettamente amalgamate con la trama. Ad esempio le scene del film “Zombi” a pagina 28, film per altro citato chiaramente dallo stesso Dylan nella terza vignetta di pagina 29, furono “copiate” scrupolosamente, sempre su richiesto di Sclavi, da Angelo Stano dai fotogrammi originali della pellicola, tanto che la realizzazione di quella sola pagina richiese quasi una settimana di lavoro al disegnatore barese. E così per oltre altre tante cose, dalle parole della canzone “Ghostbusters” (quinta vignetta di pagina 15), tratte dalla colonna sonora dell’omonimo film, a singole frasi, a pagina 33, nella prima vignetta, ad esempio, Xabaras grida: “Non aprite quella porta!”, che è poi il titolo del film più splatter e terrificante della storia, diretto nel 1974 da Tobe Hooper (titolo originale “The Texas Chainsaw Massacre”). Le citazioni non sono però certo finite qui, infatti, nella seconda vignetta di pagina 27 è citata la famosa e autorevole rivista di medicina “Lancet”, mentre, nella quarta vignetta a pagina 29, è ancora Dylan a menzionare un altro grande film dell’orrore “Un lupo mannaro americano a Londra”, a pagina 59, nella seconda vignetta, è invece Xabaras a citare Baron Samadei, il Signore dei Cimiteri (“Dio” del Voodoo), infine sempre Xabaras, nella prima vignetta di pagina 61, cita il famoso racconto dell’orrore di Stanley Ellin “La specialità della casa”, in cui la carne umana è servita come cibo prelibato. Lo stesso nome e cognome dell’Indagatore dell’Incubo, Dylan Dog, sono delle citazioni, infatti, Dylan è un dichiarato omaggio di Sclavi al poeta Dylan Thomas, Dog, invece, viene dal titolo di un libro di Mickey Spillane (che Sclavi non ha però mai letto) che si intitolava “Dog figlio di”. Tra le altre cose, questo era il nome che Sclavi dava provvisoriamente a ogni suo personaggio nelle prime fasi della loro realizzazione, in questo caso però decise di non cambiarlo e rimase quello. Anche la decisione di far abitare il nostro eroe al numero 7 di Craven Road fu presa, dal maestro di Broni, per omaggiare uno dei più grandi sceneggiatori e registi dell’horror, Wes Craven, autore della popolare serie di film Nightmare, incentrata sul terribile personaggio di Freddy Kruger, e Scream. In realtà a Londra esistono due vie con questo nome, entrambe dedicate a personaggi storici. La Craven Road più centrale, meta di pellegrinaggio di tutti i fan dylaniati, si trova a Westminster e al civico 7 vi è il Metro Hotel, la cui porta d’ingresso richiama quella della casa di Dylan. Subito accanto c’è una caffetteria che, tra gli altri, offre una “Special Dylan Dog Breakfast” (purtroppo, per il vegetariano Dylan, a base di salsicce e bacon). Questo locale che inizialmente si chiamava “Bruno’s Snack Bar”, ed è stato citato, anche se il nome cambiò da “Bruno’s” a “Bruto’s”, nello Speciale numero 16, “Dov’è finito Dylan Dog?”, dell’ottobre 2002, ha poi cambiato nome in “EF’S Cafè&Sandwich Bar”, fino a essere finalmente ribattezzato, all’inizio del 2013, con il nome “Cafe Dylan Dog”, dall’attuale proprietario. Il campanello che urla invece di suonare è una citazione del film “Invito a cena con delitto” (“Murder By Death”), diretto nel 1979 da R. Moore. La postura contorta (seduto su una sedia con i braccioli, tenendo una gamba appoggiata su un bracciolo, con le mani giunte all’altezza del viso e i gomiti appoggiati l’uno su un bracciolo e l’altro sul ginocchio della gamba opposta) con il quale Indagatore dell’Incubo siede per ascoltare, interessato o scettico, i casi che gli sono affidati, è invece una citazione, o meglio una parodia, della postura adottata da Sherlock Holmes. A pagina 41, nella quinta vignetta, il nostro Old Boy pronuncia una frase che diverrà “storica” nella serie: “Scartare tutte le ipotesi possibili. Ciò che resta è molto più divertente, e guarda caso è il mio mestiere: l'incubo. Frase che tra le altre cose sarà ripresa più volte, in diversi modi, nella lunga storia della Serie Regolare, come ad esempio nella seconda vignetta di pagina 47 dell’albo “La regina delle tenebre” (numero 53, del febbraio 1991) e nella quarta vignetta di pagina 51 dell’albo “Lontano dalla luce” (numero 83, del luglio 1993). Un'altra curiosità di quest’avventura è legata a Morgana, personaggio femminile che compare di rado nelle storie del nostro eroe e che è per lui assolutamente irraggiungibile perché sospesa tra la vita e il sogno (anche se sarebbe meglio dire tra la vita e l’incubo). Infatti, anche se per la sua prima apparizione ufficiale bisognerà attendere il numero 25, intitolato appunto “Morgana” (ottobre 1988), la donna che l’inquilino di Craven Road 7 sembra cercare ogni volta tra i tanti amori della sua vita (anche se la cosa, in realtà, è molto controversa), appare, anche se non riconoscibile, nelle pagine finali di questa storia, tra gli zombi creati del dottor Xabaras. Morgana, la cui raffigurazione, da questo numero in poi, è sempre stata opera delle matite di Stano, è identificabile come la reale fidanza di Dylan fino al numero 100 (“La Storia di Dylan Dog”, gennaio 1995), in si scoprirà, dopo il ritorno del padre dell’indagatore dell’Incubo, che è in realtà sua madre.

  • Fonti:

  • Prefazione e rubrica “Il Club dell’Orrore” dell’albo: “L’alba dei morti viventi”; numero 1; Serie Regolare; Milano; Editoriale Daim Press; Ottobre 1986;

  • Rubrica “Il Club dell’Orrore” dell’albo: “Le notti della luna piena”; numero 3; Serie Regolare; Milano; Editoriale Daim Press; Dicembre 1986;

  • Capitolo “Serie Regolare” del catalogo: “Collezionare Dylan Dog” – Catalogo 2006; Realizzato in occasione della “Fiera del disco e del fumetto” 2006 di Arezzo (28-29 gennaio 2006); Alessandro Bertoldi; Arezzo; Novembre 2005; pag. 2; 

  • Capitolo “Serie Regolare” del catalogo: “Collezionare Dylan Dog, nuova edizione” – Catalogo 2010; Realizzato in occasione della mostra “Cartoomics” 2010 di Milano (26-28 marzo 2010); Alessandro Bertoldi; Arezzo; Marzo 2010; pag. 42;

  • Introduzione, di Flavio Santi, del libro: “Algernon Blackwood – John Silence ed altri incubi; UTET; 2010;

  • Scheda di catalogazione dell’albo “L’alba dei morti viventi” della pagina web https://www.cravenroad7.it/wikidyd/index.php?title=L%27alba_dei_morti_viventi, del sito: www.cravenroad7.it – Il portale di Dylan Dog, sezione Wikidyd – l’enciclopedia dylaniata;

  • Scheda di catalogazione dell’albo “L’alba dei morti viventi” della pagina web  https://www.ddcomics.it/catalogo-dyd/serie-italiana/serie-regolare-ita/dylan-dog-n-1-alba-dei-morti-viventi/, del sito: www.ddcomics.it – Il blog di Dylan Dog;

  • Introduzione e sezioni “1. Aspetti salienti, 3. Luoghi, oggetti e personaggi comprimari e 4. Le donne di Dylan Dog”  della pagina web https://it.wikipedia.org/wiki/Dylan_Dog, del sito: www.wikipedia.it – L’enciclopedia libera;

  • Sezione Dylan Dog FAQ del sito della Sergio Bonelli Editore (https://www.sergiobonellieditore.it/sezioni/141/faq).

  • Prezzo di copertina[4]: L. 1.300 (€ 0,67)

  • Valore commerciale[5]: da € 350,00 a € 150,00

[1]Nella voce “Foliazione” sono indicate il numero delle pagine degli albi più le 4 di copertina. Per ragioni tecniche nel conteggio ho intenzionalmente ignorato “Il Giornale di Sergio Bonelli Editore”, inserto pubblicitario, solitamente di 8 pagine, che dal giugno 1988 fino alla sua scomparsa, quando fu sostituito dall’edizione online sul sito internet della Bonelli, era inserito, con cadenza inizialmente annuale e poi variabile, in tutti le pubblicazioni del formato Bonelli (cm 16x21) di periodicità mensile per reclamizzare le varie produzioni a fumetti della casa editrice di via Buonarroti.
[2]Nella voce “Tipo di stampa” è indicata la colorazione delle pagine interne degli albi (bianco e nero, a colori, bianco e nero/a colori, ecc.), non si riferisce quindi alla colorazione delle copertine che, salvo diverse indicazioni sono a colori.
[3]La voce “Esaurito/Disponibile” è stata realizzata tramite controllo internet nella sezione arretrati sul sito della Sergio Bonelli Editore.
[4]Nel caso in cui nella voce “Prezzo di copertina” venga indicato il prezzo dell’albo ancora in Lire tra parentesi, è riportato il controvalore in Euro.
[5]Nella voce “Valore commerciale” è indicata una doppia valutazione economica che si riferisce ad albi che vanno da condizioni da edicola (perfetti, con costole squadrate, centrati, senza alcun segno, ecc.) a condizioni buone (non ingialliti, senza mancanze, segni di biro o strappi). Per tutti gli albi in condizioni inferiori si devono quindi considerare quotazioni che vanno dal costo minimo che è indicato a decrescere.

N.B.: Se nelle singole schede di catalogazione mancano dei dati, è da intendersi che, nonostante le ricerche effettuate, non siano stati recuperati. In questo caso verrà indicata la dicitura: “dato non reperito”.

Immagini correlate alla scheda di catalogazione

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